STORIA / GESCHICHTE


La Riforma

Tra Quattro e Cinquecento l’acquisto per denaro delle indulgenze si era diffuso moltissimo e sembrava uno dei mezzi più comodi per garantirsi la salvezza dopo la morte. Proprio da questo fatto aveva preso avvio la ribellione che avrebbe portato allo scisma protestante. Nel 1517 il monaco tedesco Martin Lutero, scandalizzato da tale pratica, pubblicò a Wittenberg le sue famose 95 tesi. In esse attaccava duramente la vendita di indulgenze come puro imbroglio e come pratica inutile al raggiungimento della salvezza.

La Riforma nei Baliaggi a sud delle Alpi

La frattura religiosa divise anche gli Svizzeri in due campi avversi. Terreno di scontro erano soprattutto i baliaggi comuni. I cantoni cattolici erano preoccupati per i territori conquistati a sud delle alpi. Non volevano infatti che i cantoni protestanti riuscissero a farvi prevalere il loro influsso. 

Locarno era allora un popoloso e attivo centro commerciale, capolinea dei traffici lacuali, che mettevano in contatto l’Italia settentrionale con le città svizzere e tedesche. Verso il 1535 vi giunse un prete milanese, Giovanni BeccariaI Locarnesi gli affidarono la loro scuola, ignorando che forse egli era già intimamente convertito alla Riforma e in contatto epistolare con umanisti protestanti. Beccaria condusse un’attiva e discreta propaganda presso i suoi allievi e le loro famiglie. Tra i suoi discepoli troviamo anche alcuni giovani nobili come Taddeo Duno, che continuerà gli studi di medicina a Basilea e Pavia, e Martino Muralto, che studierà diritto a Pavia, diventando giurista. Essi divennero ben presto i capi della comunità riformata locarnese.

La reazione dei cantoni cattolici

Nel 1549 il balivo cattolico Nikolaus Wirz decise di organizzare un confronto dottrinale per tentare di confondere i riformati locarnesi, il cui numero superava le 150 unità. Un frate domenicano, l’arciprete di Lugano e due famosi medici di quella città affrontarono nella sala del castello di Locarno Giovanni Beccaria, Taddeo Duno, il giurista Ludovico Ronco e il medico Giovanni Muralto. Dato che i riformati si difendevano egregiamente il balivo troncò la discussione e fece incarcerare il Beccaria. All’arresto seguì un tumulto che costrinse il balivo Wirz a rilasciare il prigioniero. Ma il Beccaria, considerando la sua situazione ormai troppo rischiosa, cercò rifugio a Mesocco

La comunità riformata locarnese perdeva così il suo pastore, mentre la pressione dei cantoni cattolici si faceva sempre più decisa. Nel 1550 tentarono di imporre ai sudditi locarnesi una professione di fede che molti tuttavia elusero.

La proposta di arbitrato

La situazione si inasprì ulteriormente. Ma né le denunce, né le misure repressive sortirono i risultati sperati dai cantoni cattolici. Ormai lo scandalo aveva ampiamente superato i confini locali e arrischiava di portare i cantoni svizzeri a una nuova guerra intestina. Secondo l’usanza svizzera si ricorse all’arbitrato.

Alla fine di lunghe trattative in seno alla Dieta, fu deciso di lasciare tre mesi ai riformati locarnesi per decidere tra l’abiura o l’esilio.

L'esilio

Il 3 marzo 1555 scadeva il termine. Un centinaio di persone aveva scelto l’esilio. Si trattava di gran parte della comunità riformata con i suoi capi, mentre alcuni, non avendo la forza di partire, si erano rassegnati a dissimulare la loro vera fede. Coloro che partivano lasciavano parenti e amici, i propri beni, attività e commerci. Non avrebbero più potuto rivedere Locarno.

Ai primi di maggio la comitiva giunse a Zurigo. L’accoglienza agli esuli locarnesi fu benevola. Le città protestanti fornirono
i primi soccorsi mediante una colletta. Zurigo procurò alla comunità un pastore, affidandola al noto e brillante predicatore senese Bernardino Ochino, pure lui esule per fede, e lasciò che la comunità si organizzasse.

A Zurigo

L’integrazione a Zurigo non fu facile. La città contava allora poco più di 6000 abitanti, una volta e mezzo Locarno, ed era gravata da una crescente colonia di profughi. Le corporazioni zurighesi, che regolavano e dominavano la vita economica, non erano disposte ad accogliere nelle attività artigianali i nuovi venuti, né a subirne la concorrenzaEssi non potevano tuttavia esercitare la loro professione. Ai Locarnesi erano consentiti solo i commerci, ma non quello del grano, da cui vennero estromessi già nell’agosto del 1555. Consentite erano pure alcune manifatture nuove, sconosciute a Zurigo. 

A Locarno

Locarno uscì lacerata e diminuita da questa sconvolgente vicenda. Sospetti e rancori covarono ancora per diversi anni tra famiglie e gruppi divisi dalla fede. Negli anni successivi il borgo fu colpito da eventi calamitosi che furono interpretati dagli esuli riformati come il castigo divino per chi aveva scacciato degli innocenti. La peste che colpì Locarno nel 1584 decimò la popolazione lasciando vive 700 delle 4800 anime che ancora abitavano il borgo.

Nel 1797 il Karl Viktor von Bonstetten notava che a Locarno, si suonavano ancora tutte le campane nel giorno e nell’ora della partenza dei riformati. Come scrisse Piero Bianconi: “E forse saranno state campane a festa; ma avessero avuto coscienza storica, i locarnesi le avrebbero suonate a morto, quello sarebbe stato giorno di lutto cittadino, tutti in gramaglie”.

Copyright: Simona Canevascini


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Die Reformation

Im 15. und 16. Jahrhundert war der Ablasshandel weit verbreitet und erschien als eines der bequemsten Mittel, um die Seligkeit nach dem Tode zu erlangen. Er löste einen Protest aus, der schliesslich zur Bildung der protestantischen Kirchen führte. Der deutsche Mönch Martin Luther empfand den Ablasshandel als einen Skandal und veröffentlichte 1517 in Wittenberg seine 95 Thesen, in denen er sich theologisch mit ihm auseinandersetzte. Er kritisierte ihn scharf als Betrug und als eine Praxis, die der Erlangung der Seligkeit nichts nützte.

Die Reformation in den Vogteien auf der Alpensüdseite

Die religiösen Verwerfungen teilten auch die Eidgenossen in zwei feindliche Lager.  Ort der Auseinandersetzungen waren gewöhnlich die Gemeinen Vogteien, d.h. Gebiete, die von mehreren Kantonen zugleich verwaltet wurden. Die katholischen Kantone sorgten sich um die Untertanengebiete auf der Alpensüdseite. Sie wollten auf keinen Fall, dass die protestantischen Kantone ihren Einfluss dort zu Geltung bringen könnten. Locarno war damals ein bevölkertes und lebhaftes wirtschaftliches Zentrum: Ausgangspunkt des Verkehrs über den See, der das nördliche Italien mit den schweizerischen und deutschen Städten verband. Gegen 1535 kam in Locarno ein Mailänder Priester an, Giovanni Beccaria. Die Locarnesi vertrauten ihm ihre Schule an. Sie wussten dabei vielleicht nicht, dass er innerlich bereits zur Reformation übergetreten war und mit protestantischen Humanisten im Briefkontakt stand. Beccaria unterhielt eine aktive, jedoch diskrete Propaganda unter seinen Schülern und ihren Familien, darunter junge Adelige wie Taddeo Duno, der dann Medizin in Basel und Pavia studierte, und Martino Muralto, der für das Studium der Rechte nach Pavia ging, um Jurist zu werden. Beide wurden bald die Leiter der reformierten Gemeinde von Locarno.

Die Reaktion der katholischen Kantone

1549 beschloss der katholische Vogt Nikolaus Wirz, gemäss den Bräuchen jener Zeit, eine Lehrdisputation durchzuführen und so die ungefähr 150 Häretiker von Locarno in Verlegenheit zu bringen. Ein Dominikanermönch, der Erzpriester von Lugano und zwei berühmte Ärzte der Stadt, die Brüder Camuzzi, empfingen in der Schlosshalle von Locarno Giovanni Beccaria, Taddeo Duno, den Juristen Ludovico Ronco und den Arzt Giovanni Muralto. Weil sich die Protestanten hervorragend verteidigten, brach der Vogt die Diskussion ab und liess Beccaria verhaften.

Infolge der Verhaftung brach ein Tumult aus, wodurch sich der Vogt Wirz gezwungen sah, den Verhafteten wieder freizulassen. Da Beccaria seine Situation als zu gefährlich ansah, floh er nach Mesocco.

Die reformierte Gemeinde von Locarno verlor somit ihren Pfarrer, während der Druck der katholischen Kantone immer entschiedener wurde. 1550 versuchten sie, den Untertanen von Locarno ein Glaubensbekenntnis aufzuzwingen, das jedoch von vielen umgangen wurde.

Der Vorschlag eines Schiedsgerichts

Die Lage verschärfte sich. Aber weder die Denunzierungen, noch die repressiven Massnahmen führten zu den erhofften Resultaten der katholischen Kantone. Der Skandal weitete sich zudem über die lokalen Grenzen aus und drohte, die Schweizer Kantone zu einem neuen Krieg untereinander aufzubringenNach langen Verhandlungen schlug Tschudi vor, den reformierten Locarnesi drei Monate Bedenkzeit zu gewähren mit der Wahl zwischen Rückkehr zum alten Glauben oder Auswanderung.

Die Auswanderung

Am 3. März 1555 war die Frist abgelaufen. Gut hundert Personen hatten die Auswanderung gewählt. Es handelte sich hierbei um die Hälfte der reformierten Gemeinde und ihrer Leiter. Andere hingegen, die nicht die Kraft hatten auszuwandern, resignierten und verheimlichten ihren wahren Glauben. Wer auszog, liess Verwandte und Freunde, den Besitz, den Arbeitsplatz und die Geschäfte zurück. Sie sollten Locarno nie mehr wiedersehen. 

Anfangs Mai überquerte die Gruppe die Alpen und erreichte ungefähr eine Woche später Zürich. Die Flüchtlinge fanden wohlwollende Aufnahme. Die reformierten Städte lieferten die ersten Hilfsgüter dank einer Kollekte. Zürich stellte der Gemeinde einen Pfarrer zur Verfügung und vertraute sie dem bekannten und brillanten Prediger Bernardino Ochino aus Siena an, auch er ein Glaubensflüchtling. Man überliess es der Gemeinde, sich selber zu organisieren. 

In Zürich

Die Integration in Zürich war nicht einfach. Die Stadt zählte wenig mehr als 6'000 Einwohner, anderthalbmal so viel wie Locarno. Man empfand die wachsende Kolonie der Flüchtlinge als eine Last. Die Zürcher Zünfte, die das wirtschaftliche Leben regelten und beherrschten, waren nicht bereit, unter den handwerklichen Berufen die Neuankömmlinge einzugliedern noch ihre Konkurrenz zu duldenIhnen war die Ausübung ihrer Berufe verwehrt. Den Locarnesi wurden ausschliesslich Handelsgeschäfte zugestanden, allerdings nicht der Getreidehandel. Von ihm wurden sie im August 1555 ausgeschlossen. Man gestand ihnen auch einige neue Gewerbe zu, die in Zürich noch unbekannt waren. 

In Locarno

Locarno entstieg diesen erschütternden Ereignissen als eine Stadt, die in sich zerrissen und ausserdem kleiner geworden war. Verdächtigungen und Groll motteten noch Jahre lang unter den Familien und Gruppen, die von der Religion auseinandergebracht worden waren. In den darauf-folgenden Jahren wurde der Ort von unheilbringen-den Vorfällen heimgesucht. Die reformierten Flüchtlinge deuteten sie als eine göttliche Strafe für die Vertreibung Unschuldiger. Die Pest suchte Locarno 1584 heim und dezimierte die Bevölkerung dermassen, dass nur 700 der 4‘800 Seelen in der Stadt am Leben blieben.

1797 notierte Karl Viktor von Bonstetten, dass man in Locarno immer noch jedes Jahr zur Stunde der Abreise der Reformierten die Kirchenglocken läutete. Oder wie es Piero Bianconi einmal schrieb: “Und vielleicht waren es die Festtagsglocken; wenn die Locarnesi jedoch ein geschichtliches Bewusstsein gehabt hätten, hätten sie

jeweils die Totenglocke geläutet: es wäre ein Tag der öffentlichen Trauer gewesen und alle hätten Trauerkleider getragen”.

Copyright: Simona Canevascini / Traduzione: Tobias Ulbrich


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Die Geschichte der reformierten Locarnesi
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